Etichetta: Southern Lord | Anno: 2007 | Genere: Black Metal
Ascolto Black Metal (quello della seconda ondata, quella delle chiese bruciate, dell’Inner Helvete per intenderci) non dico da quando è nato (nei primi anni 90 ascoltavo Radio Deejay e difficilmente passavano brani metal, figurarsi black) ma quasi.
Infatti a fine anni 90 avevo recuperato il tempo perduto entrando in possesso della discografia delle principali band del genere, Darkthrone, Immortal, Satyricon, Mayhem, Burzum, Ulver e i miei preferiti, gli Emperor.
Poi finita l’ondata e, nel mentre, passato a lidi più meditativi (leggasi post rock) della scena black non ne ho più seguito l’evoluzione (se escludiamo Dødheimsgard e Arcturus per citarne due). Ogni tanto mi riascolto la combo In the Nightside Eclipse / Anthems to the Welkin at Dusk e sono contento.
Questo fino a quando un mio amico mi ha passato questi Wolves in the Throne Room.
Intanto sono americani e, si sa, gli americani non hanno mai troppo cagato il genere… Poi leggo che escono per la Southern Lord, l’etichetta di quel pazzo di Stephen O’Malley, padre di quei Sunn O))) che tanto mi fecero impazzire sparandomi muri di chitarre dal vivo qualche anno fa qui a Roma. Quindi un ascolto se lo sono guadagnato.
Parto con Two Hunters, disco del 2007, ed è subito magia.
Si sentono forti i riferimenti al black “classico” ma il tutto è reinterpretato con gusto, levando parte della rabbia e cattiveria delle origini e aggiungendo epicità e maestosità (propio quello che mi ha fatto amare gli Emperor). I passaggi più propriamente Black sono spesso spezzati da veri e propri momenti epici al limite del doom. A questo scopo gioca a favore la lunghezza dei brani che supera sempre i 6 minuti, con picchi sopra i 10.
Die Arse, Pezzo di apertura dell’album, rende ottimamente l’idea con il suo incedere maestoso e solenne. Ma poi sono sempre le chitarre a zanzara, la batteria che batte incessante e implacabile e lo scream disperato di Nathan Weaver a farla comunque da padrone. Stiamo pur sempre parlando di un gruppo black metal!
Quattro brani per 46 minuti di tormentato Black Metal come non se ne sentiva da tempo. Epico, maestoso, ispirato e, come da miglior tradizione, incazzato.
Ci sarebbe anche qualcosa da dire sulle motivazioni alla base del gruppo (vegani, ecologisti, ecc) ma a me interessa principalmente la musica (se non fosse cosi avrei difficoltà ad ascoltarmi quell’assassino di Burzum…). Se a qualcuno interessa c’è comunque il loro sito.
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