Data: 28/01/2012 | Luogo: Chiesa Metodista. Roma | Organizzatore: Snob Production

Respirare, devo respirare, piano, piu piano. Rallentare i battiti del cuore, O God Protect Me, far rilassare i muscoli. Piano. Piano…

Si perchè l’euforia è tanta. Tanta quanto quella di assistere ad uno spettacolo per certi versi unico. E si che mi entusiasmo con poco. Ma questo è stato DAVVERO un live potente.

Lui è uno dei massimi esponenti di quell’ambient rumorosa e maestosa. Quell’ambient piena di droni e glith che avvolgono e soffocano gli splendidi landscape sonori e le melodie che costruiscono lo scheletro, l’anima dei pezzi.

Lui è quello che ha prodotto il più bell’album dello scorso 2011, quel Ravedeath, 1972 di quell’altro maestro dell’ambient drone che risponde al nome di Tim Hecker.

Lui è un neozelandese che vive a Reykjavik in Islanda e che appena salito sul palco si toglie le scarpe e ti sommerge con una tempesta di droni.

Lui è Ben Frost e il live a cui ho assistito è quello organizzato nella Chiesa Metodista di Roma dai soliti ottimi ragazzi della Snob Production.

Tutto ha inizio con una luce che illumina la croce dietro la console dove dirige Ben Frost. Dei visual PAZZESCHI disegnano con le luci i dipinti presenti sull’abside mentre dalle casse esce fuori qualcosa di simile al respiro di dio.

Si, perchè la parte iniziale dello spettacolo è caratterizzata da un costante rumore di fondo. Un respiro omnipresente, un dio macchina che assiste e partecipa allo spettacolo. E cosi la musica non puó che essere gelida. Rumorosa. Potente. Sfrigolii e suoni taglienti riempiono gli spazi sacri della chiesa. Un”apocalisse, colonna sonora della della fin del mondo, scontro tra potenze ultraterrene. dio. diavolo. macchine. Il tutto enfatizzato dalle luci che di volta in volta illuminano questo o quell’altro elemento architettonico. Si fanno rosse fuoco. Disegnano e sfumano. Insomma creano e rafforzano le suggestioni suonate da Frost.

Poi il respiro si calma e Ben ci delizia con pezzi come Killshot, sparata ad un volume tale da squotere ogni singolo bandello di pelle, ogni organo, ogni parte del corpo vibra all’unisono con tutta la struttura della chiesa. Sembra che tutto debba crollare. Ti si strozza il respiro in gola.

PURO SPETTACOLO. E come pezzo di chiusura non poteva non esserci “O god protect me” con i battiti del cuore che piano piano rallentano fino a fermarsi. Finale splendido per un live indimeticabile.


GiampaoloM

Ascolto Musica, vado a Concerti, Scatto foto. Vivo a Roma.

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