La vecchiaia porta a modificare i propri ascolti musicali. E se un tempo era tutto un fiorire di black metal, techno, drone-glitch e quanto di più rumoroso e disarmonico la musica potesse offrire, oggi non è più così. Non posso certo dire che non ascolti più Punk (Protomartyr su tutti) o elettronica rumorosa (oneohtrix point never per dirne uno), ma sono affascinato moltissimo da tutti quegli album che cercano di unire, amalgamare, la musica classica (modern Classical) con l’elettronica.
Sono partito con Nils Frahm e Max Richter, e non mi sono fermato più. Anche perché c’è parecchio terreno fertile. In questo solco si inseriscono gli A Winged Victory for the Sullen (AWVFTS) con questo magnifico “The Undivided Five”, un disco che quelli bravi definirebbero Cinematico. Ovvero un disco i cui brani sono intrinsecamente magniloquenti e puntano tutto sul toccare le corde emozionali tramite soundscape tanto ariosi quanto malinconici.
Quarantacinque minuti che scorrono via lievi, cullati da melodie a volte delicate, a volte imperiose, a volte sintesi delle due anime. Non voglio fare una track by track review ma molti dei pezzi di questo disco meritano due parole, perché questo è uno di quei dischi che prima ti cullano, ti carezzano delicatamente, e poi ti colpiscono. Ti costringono ad alzare il telefono per leggere il titolo del brano che stai ascoltando. Per segnarti in testa quella canzone. E dopo 45 minuti ti trovi ad esserti fermato su ognuna delle nove tracce del disco.
Si parte con la stupenda Our Lord Debussy, sentito omaggio al compositore francese. Delicate note di piano, solitarie ed ipnotiche, ossessive nella loro immutabilità e ripetitività, che vengono cullate da lievi soffi di archi.
Esaltante la successiva Sullen Sonata, maestosamente degna di esser parte della colonna sonora di un colossal, di un film di conquista, qualcosa di grandioso, epico, maestoso. Insomma, mi avete capito.
The Hunted Victorian Pencil è invece un pezzo dove il piano la fa da padrone, una melodia solitaria e dolcissima.
Malinconica e triste la successiva The Slow Descent Has Begun. Brano che mira a toccare le corde emozionali dell’ascoltatore.
Aqualung, Motherfucker è l’altra perla del disco. Un brano carico, denso di emozioni e suggestioni. Con un incedere cupo, oscuro, ma al tempo stesso delicato. Difficile non rimanerne affascinati.
A Minor Fifth Is Made of Phantomas è struggente. I sui archi minano la mia sensibilità, mi trascinano nell’abisso. Bellissimo.
Adios, Florida parte piano, con delicatezza, avanza fino ad aprirsi sul finale in una melodia epica e grandiosa. Altro gran pezzo.
The Rhythm of a Dividing Pair scorre melodioso ed arioso.
Chiude la delicata melodia, solo piano, di Keep It Dark, Deutschland.
Come dicevo, nove tracce di cui nessuna meno che bella. Meno che commovente. Meno che grandiosa, e triste, e malinconica, e ossessiva.
Un disco di rara bellezza da ascoltare traccia per traccia fino alla fine.
Può sembrare una metafora forzata, ma “The Undivided Five” è la sostanziale riconferma di come Dustin O’Halloran e Adam Wiltzie si rendano i medium per l’odierna perpetuazione di insegnamenti secolariOndarock
Nella stesura del duo permane il gusto per un “cinemascope” sonoro che abbraccia lo spazio circostante e lo ammanta di tinte sfumate eppure dense, sacrali e terrene, nell’umile ma costante anelito verso una nuova forma di sublime musicale.humanbeats
Canzoni in evidenza: Our Lord Debussy; Aqualung, Motherfucher; Adios, Florida;
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